Notte di Natale
Mi chiedo quale potrebbe essere stata l’ultima parola, l’ultima lettera, l’ultimo tac… prima che il suo coperchio fosse richiuso per sempre, per scomparire tra le piste del deserto, o su strisce d’asfalto, su carri, auto, treni, aerei. Cerco di immaginare i volti che seguivano dita non molto veloci, vista la difficoltà dei grandi tasti a scatto che spesso potevano accavallarsi prima di imprimersi nel nastro inchiostrato. Chissà quanti passaggi, quali infinite contrattazioni, magari per un acquisto sofferto e desiderato.
Immagino quanta attenzione prima di ogni affondo sul singolo tasto, quanto rimuginare di parole, di scelte di aggettivi, quanti pensieri, analisi, meditazioni, quanto… la sento intrisa di incontri e di avventure, di racconti e di aneddoti che vorrei poter rinvenire annusando questo vecchio oggetto, per farli miei e raccontarli una volta ancora. Fatico a rimuoverne la polvere, quasi fosse anch’essa parte dei ricordi.
Sembra arrivi dal deserto d’Africa, portata da una storia lontana, che sa di passato e di sguardi curiosi. Un grande peso, necessario, da portarsi appresso per imprimere la memoria. Più necessaria di qualche vestito pulito, di orpelli e inutilità che riempiono le nostre valigie di comodi viaggiatori moderni. Me la immagino pronta per essere trasportata, per divenire parte stessa del viaggio, compagna e testimone preziosa.
È la notte di Natale, una decina di minuti alla mezzanotte. L’abitudine mi vuole ancora sveglia, insonne, a caccia di buoni pensieri. Le tristezze arrivano inevitabili, come le Festività, come il desiderio puntuale di viverle in modo diverso dai giorni consueti. Inevitabili e costanti, come la voglia di partire per un lungo viaggio. Un ultimo sguardo ai messaggi ricevuti, una sonnolenta e scarsa concentrazione per inviare gli ultimi auguri, quando appare uno di quei buoni propositi che sono lì, nel momento giusto, per fare qualcosa di giusto. Una piccola asta di raccolta fondi, organizzata da Bambini nel Deserto onlus, scadrà tra pochissimi minuti. Alcuni oggetti messi generosamente a disposizione per raccogliere qualche denaro. Provo ad inviare anche io un’offerta… “sarebbe emozionante condividere un pezzo di strada insieme a questa macchina da scrivere”, ho pensato… poi, chissà, potrebbe riprendere nuove vie. “E bello poter fare un ultimo piccolo dono proprio pochi minuti prima che il Natale arrivi…”
Guardo e riguardo la vecchia macchina da scrivere, si è insinuata nei miei pensieri. Mi sembra già entrata nella mia vita, anche se solo per pochi attimi… questo è il destino degli oggetti… arrivano e se ne ripartono, come un passaggio ciclico, che sicuramente darà ancora molte strade anche a questa vecchia macchina costruita forse negli anni ’40. Dopo la mezzanotte sono ancora lì, a cercare un sonno che non giunge ad abbracciarmi… un lampeggio mi avvisa dell’arrivo di una mail. La mia offerta si è aggiudicata la piccola asta, presto riceverò quella vecchia macchina da scrivere S.I.M. (Società Industriale Meccanica di Torino).
Spengo la luce, trovo un pensiero felice. Profumo di sabbia, sibilo di vento, il gorgoglìo del tè versato nei piccoli bicchieri di vetro. Dall’alto, con precisione, senza errori.
Ritrovo il silenzio del deserto. Quell’assoluto pregno di suoni immobili ma vivi. Ritrovo le stelle, così tante e inebrianti. Non serve guardare molto in alto per vederle, la volta celeste avvolge lo spazio e unisce il cielo con la Terra, come a farne percepire la rotondità. Racconti sottovoce, bisbigli, risa sommesse. Il tempo che regala tempo, per assaporare la notte e ritrovare la quiete. L’infinito intorno. Lontano dalla frenesia, dalle incertezze, dalle paure. Lontano da immagini e contrasti di un’Africa di contraddizioni e di fatiche, di incontri indimenticabili da comprendere nella profondità di uno sguardo, di generosità e accoglienza. Finalmente mi addormento. In questa notte di Natale penso alla magia che ogni istante può regalarci, alla bellezza che incontriamo nelle infinite diversità, alla meraviglia del Mondo, che presto vorrei tornare a raccontare…