Turchia, viaggio ad Est. Mesopotamia di ieri e di oggi: storie di confini, dighe, tesori
Era in lista per entrare nel patrimonio Unesco, oggi quel tesoro dell’Umanità non esiste più. Ad Hasankeif il nuovo ponte definisce l’orizzonte e brevi gite sul fiume si spingono fino a ciò che rimane della cittadella di epoca romana sulla collina. La diga Ilisu, iniziata nel 2006 ed inaugurata nel 2021, porta con sé 12000 anni di storia dei popoli. Assiri, babilonesi, sumeri, bizantini, greci, pastori curdi, migliaia di grotte e centinaia di villaggi e di tumuli rimangono sommersi sul letto del fiume; la New Town ridisegna un paesaggio velato dalle temperature brucianti dove un ammasso di nuove case grigie, tutte uguali, con minuscoli giardini, è l‘offerta di scambio per chi ha dovuto abbandonare le proprie abitazioni.
Otto sono i monumenti antichi trasportati e ricostruiti nel nuovo Hasankeyf Cultural Park, mentre gli ultimi due nuclei familiari vivono ancora nelle caverne sulla collina. Tra le grotte si vedono un tappeto ed alcuni panni stesi ad asciugare, un orto recintato. Piccoli, lontani segni di vita, che non riescono a cedere ai nuovi tempi e alle promesse di un futuro migliore. Navigare sull’acqua che seppellisce case e vite passate è un’esperienza quasi surreale, il fiume Tigri riporta ad una storia mesopotamica antichissima, fusa in una ‘modernità’ che sembra incurante di radici e storia antica, in nome di un benessere collettivo che si spinge verso facili speculazioni politiche, proprio in quelle terre curde già destinatarie di troppe pressioni.
Ventidue sono le dighe del Progetto dell’Anatolia Sud-Orientale, seguite da campagne contro la loro costruzione e dalla mobilitazione di molte istituzioni. Da tempo Damasco ha espresso la propria preoccupazione verso zone già desertiche ed a rischio siccità. Lo spettro della desertificazione si scontra con il forte impegno turco che corre alla ricerca di risorse per fornire elettricità e acqua anche alle aree più depresse del Paese, ma che sembra provocare l’inaridimento delle paludi mesopotamiche, quei territori curdi verso Siria e Iraq in un pericolo idrico già tangibile nella perdita d’acqua dei grandi laghi.
A Zeugma, città di antiche ville romane ricche di pavimenti mosaicati, colonne, affreschi, quasi la stessa fine, se non fosse stato per la corsa contro il tempo di istituzioni e squadre di archeologi al lavoro senza sosta, che hanno cercato di salvare il maggiore numero di tesori, mentre l’acqua della diga di Birecik sull’Eufrate seppelliva l’area archeologica, nel 2000, portando nell’oblìo storie e miti raccontati sui pavimenti delle raffinate abitazioni. Oggi ne sono visibili, nel sito originario, solo quelli del livello più alto non raggiunto dall’acqua. Il fiume ne lambisce i selciati ricordandoci cosa rimane di una storia lontana, parzialmente trasferita nel Museo dei mosaici di Zeugma, a Gaziantep.
I due fiumi, Tigri e Eufrate, nascono entrambi in Turchia, dalle montagne del Tauro, disegnano la fertile Mesopotamia fino alle zone più aride di Siria e Iraq, unendosi poi verso Bassora in un unico fiume, lo Shatt al-'Arab, per sfociare nel Golfo Persico. 1900 km il Tigri e 2760 km l’Eufrate, forniscono al paese turco una preziosa situazione di egemonia sulla gestione delle risorse, di fatto decidendo le sorti idriche dei paesi a sud del corso dei lunghi fiumi. A rischio, non solo l’ecosistema mesopotamico, ma anche il patrimonio storico e culturale di un’intera regione, dove i confini non li ha decisi la geografia della natura, ma quella dell’uomo.
Strumentalizzazione politica, realtà, storia sepolta, ma anche tanta bellezza nei moderni musei che la Turchia offre al proprio popolo e al visitatore, come il progetto ambizioso e costosissimo che realizza un inimmaginabile hotel a 5 stelle su una delle più incredibili scoperte archeologiche del XXI secolo. Avete mai dormito in un museo? Apre nel 2019 ad Antiochia sull’Oronte, sfidando ogni convenzione, The Museum Hotel Antakia, un hotel che offre la magica esperienza di sentirsi parte della storia, dormendo sospesi tra gli antichissimi mosaici romani, sul più grande pavimento mosaicato del mondo, un tappeto ondulato che fluttua come i fiumi e i terremoti che ne hanno plasmato le forme. Oltre mille metri quadrati raccontano la storia delle civiltà passate su queste terre, e ne trasmettono tutta la bellezza. Un lavoro lungo dieci anni, un architetto visionario, 120 escavatori e 35 archeologi per riportare in vita la sensazionale scoperta archeologica. Il passato, il presente e ciò che diventerà il nostro futuro si mescolano in una esperienza unica e di grande energia.
Concludo il mio viaggio verso le terre mesopotamiche turche, con un’immagine che mi rimane negli occhi, mi porto appresso la sua luce e il suo essere esattamente quell’impasto di culture che permeano un territorio spalmato sui confini di Armenia, Iran, Iraq e Siria. Terre curde, in un Est misterioso e fitto di storia, attraversato da mille popoli, da religioni che si incontrano e da memorie che si mescolano nella fusione tra Occidente e Oriente, senza capire dove finisca il primo ed inizi il secondo, su confini di fili spinati e muri di cemento che ancora raccontano la storia dell’umanità attraverso le frontiere.
“La zingara” trova il suo posto al secondo piano del grande e straordinario Museo dei mosaici di Zeugma, a Gaziantep. Centinaia di metri quadrati di mosaici portati alla luce dall'antico sito romano sull’Eufrate, oggi nel più grande museo dei mosaici del mondo. Un breve percorso crea l’attesa verso una sala completamente buia dove spicca, sul fondo, la luce degli occhi tristi del piccolo mosaico della “Gypsy girl”, così convenzionalmente soprannominata per la forma del viso, i capelli scompigliati e gli orecchini, ma la cui identità rimane dibattuta. Nel suo sguardo porta il fascino del poter appartenere a storie diverse, senza svelare troppo di sé.
Storie di fiumi che danno la vita, di uomini capaci di deviarne i corsi per sfruttarne le ricchezze, storie di passaggi di popoli che inseguono la loro vita adeguandosi ai mutamenti, storie di storie sepolte e di necessità dell’uomo di contornarsi di arte e di bellezza. Storia che riemerge, racconta e si prepara per il futuro.
link The Museum Hotel Antakia
https://www.themuseumhotelantakya.com/