Bodhgaya (India), foglie sacre
Un alito di vento soffia tra le morbide fronde del grande albero e alcune foglie si librano nell’aria ondeggiando dolcemente verso terra. Un impercettibile movimento che scatena la rapida presa del monaco, quasi ancor prima che le foglie possano toccare terra. Una vita in simbiosi con l’albero e un’attesa di ogni dono che da esso può arrivare. Una calma e una immobilità solamente apparenti, in realtà una grandissima energia per chiunque arrivi al suo cospetto. Ce ne è per chiunque voglia avvicinarsi alla sua protezione, nessuno escluso. Sotto l’albero si prega, si medita, ci si riunisce e, qui, nessuno ti chiede quale sia la tua religione. Puoi venire qui e pregare, puoi accogliere nel tuo cuore la potenza che sprigiona, puoi ritrovare la tua intimità e assaporare un silenzio di pace assoluta o un rumore assordante di fede. Nessuno ti chiede chi sei, se non tu. Puoi cercare le tue verità e attraversare il tuo mondo interiore per scoprire i limiti della tua anima. Puoi inseguire l’unione con un mondo divino sconosciuto per raggiungere l’armonia dello spirito.
Arriviamo a Bodhgaya (nello stato indiano di Bihar) verso sera e, giusto il tempo di lasciare il bagaglio nella grande e spoglia stanza dell’albergo, subito ci rechiamo al tempio Mahabodi. Non sappiamo di preciso cosa troveremo, non ci siamo molto documentati, né abbiamo guardato molte foto prima di partire… ma già mentre arriviamo all’area sacra, proprio all’ora che segue il tramonto, quando il caldo potente del giorno lascia spazio al fresco della sera, abbiamo capito in che luogo incredibile ci troviamo. L’energia di questo luogo della fede è percepibile sin dall’esterno e, man mano che ci si avvicina, il luogo diventa poesia, stupore, coinvolgimento, emozione.
Ci fermiamo di fronte al tempio e non riusciamo ad ascoltare la guida che ci ha accompagnato, siamo totalmente estraniati dal mondo e dalla realtà, viviamo in un “non luogo” che ci sta completamente assorbendo. Una sensazione bellissima e liberatoria, una emozione che sembra poter diventare incantesimo dell’anima. Già non vorrei uscire più da qui. Un monaco osserva la mia meraviglia, la sua ciotola contiene le foglie (cadute a terra e raccolte) del grande albero seccate dal potente caldo del mese di marzo. Lui mi porge una foglia, io una piccola offerta.
Intorno a noi un andirivieni di pellegrini, uomini, donne, bambini e lunghissime e ordinate file di monaci in arrivo da tutto il mondo buddhista.
Si dice che questo grande albero sia uno dei discendenti di quello storicamente individuato come l’albero dell’Illuminazione di Buddha. Custodirò gelosamente, per tutto il viaggio, il mio prezioso tesoro.
(tratto da "Sorrisi di fede")